Sherlock Holmes
Sherlock Holmes è un film di Guy Ritchie del 2009, interpretato da Robert Downey Jr. (ma qui già avviato verso l’identità fisiognomica con Al Pacino) nel ruolo dell’investigatore inglese e da Jude Law in quello del Dottor Watson.
Il film non rielabora la struttura classica del giallo ad enigma, ma aderisce piuttosto ad recente genere cinematografico che definirei “vittoriano”, e che ibrida aspetti legati all’indagine razionale ad altri di carattere esoterico e irrazionalista (il cui apice è probabilmente The prestige di Christopher Nolan).
In estrema sintesi, il film racconta il modo in cui Holmes e Watson riescono ad assicurare alla giustizia Lord Blackwood, capo di una setta esoterica che ha come obiettivo politico la riconquista degli Stati Uniti d’America da parte dell’Inghilterra durante la Guerra di Secessione. Per attuare il suo piano, Blackwood ingaggia una sfida personale contro Holmes, prima fingendosi morto e, in seguito, una volta redivivo, cerca di assoggettare il Parlamento inglese attraverso imposture legate anche a recenti scoperte scientifiche. Holmes, tuttavia, con le sue proverbiali capacità deduttive, riuscirà a smascherare e impedire questo progetto criminale.
Sherlock Holmes è quindi interessante come una revisitazione originale dei caratteri del genere, ma anche per alcuni aspetti legati alla fisionomia dei personaggi; l’Holmes di Robert Downey Jr. è una figura ambigua e sfaccettata: detesta la luce solare come un vampiro (e Lord Blackwood ricorda da vicino l’iconografia di Dracula), partecipa alle lotte clandestine destinate agli scommettitori incalliti, attua metodi di indagine spesso non convenzionali.
Dal punto di vista didattico, se è difficile guidare gli alunni verso la decifrazione dello sfondo storico, a causa di indizi vaghi e dispersi in un racconto rocambolesco (appare anche un Tower Bridge in costruzione), l’elemento più interessante è sicuramente la logica della detection di Holmes, la ricostruzione degli avvenimenti, il meccanismo deduttivo adottato dall’investigatore e, soprattutto, la costruzione dell’intreccio filmico, che non soltanto si caratterizza per l’inserimento di flash-back, ma persino di anticipazioni e flash-forward; elemento, questo, piuttosto inusuale nel racconto cinematografico.
La collocazione ideale per la visione e l’analisi di questo film dovrebbe seguire la comprensione del racconto giallo e delle categorie narratologiche fondamentali del racconto, che nei testi di antologia vengono proposte nel volume per la seconda o la terza media.
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